“Il coraggio lo si cuce addosso, è una categoria dello spirito”. Gabriella Morelli, organizzatrice, assieme a Vito Margiotta, del Tedx a Lecce sintetizza così il suo punto di vista sul tema scelto per la seconda edizione, realizzatasi il 26 ottobre 2013. “In realtà si può considerare come un numero zero, perché è stata una sfida passare dalle Officine Cantelmo in un teatro, al Politeama, luogo che ha una propria liturgia: il silenzio, il pathos, i tempi, siamo entrati proprio in un altro meccanismo, anche solo sentire il parquet di legno all’entrata in scena ci ha caricati di una forte emozione. Ho sofferto solo per non essere riuscita a vedere le persone con cui stavo lavorando, per me sarebbe stato importante avere un feedback immediato, anche solo un sorriso. Lì ho avvertito il vero cambiamento nell’affrontare il Tedx”.
Tre giornate, una scommessa vinta.
“Risultato inaspettato. All’inizio erano tutti molto scettici, c’era una grande sfiducia, anche riguardo la partecipazione della città e invece è arrivata la smentita. Noi ci siamo impegnati nel costruire tutto nel dettaglio, forse anche con un po’ d’incoscienza. E poi la sorpresa: la voglia della gente di ascoltare le storie”.
Come ci si sente ad aver organizzato a Lecce un evento di tale portata e con questo successo poi?
“Benissimo, sono felice di essere tornata a fare questo lavoro qua e per la squadra di lavoro che si è creata, per la grande famiglia di volontari che si è creata. Sono tutti rimasti in contatto e hanno iniziato a pensare a nuovi progetti; intanto si sono innamorati nuovamente della città. Con tutti c’è stato uno scambio proficuo, fin dall’inizio ho immaginato quest’esperienza come un flusso, l’etica della rete ha funzionato davvero e abbiamo messo in pratica quello che predichiamo: condivisione, trasparenza, collaborazione. Ovviamente non ci stiamo mettendo sul piedistallo e sappiamo che qualche errore è stato commesso. Il successo di un evento dipende da tanti fattori, ma posso affermare che il nostro è dato dalla costruzione del noi. Il risultato è fondamentale, ma il percorso che nasce da lontano ti dà la possibilità di scoprire la bellezza nelle persone, di avere scambi di vedute e anche accese discussioni. Il tutto sta nell’essere costruttivi anche nello scontro”.
Se il primo successo è la preparazione è importante avere uno staff coeso.
“Non credo che avrei potuto avere uno staff di lavoro migliore, hanno dato tutto quello che potevano. Anche la fatica è stata facile da affrontare. Siamo stati fortunati. Il grazie che mi viene detto è pure per questo sistema di lavoro, se fosse possibile replicarlo diventerebbe una buona pratica. Bisogna tracciare il percorso e insieme agli altri, tutti in base alle proprie competenze, cercare di arrivare alla meta: essere disposti all’ascolto, affidare, fidarsi, delegare e lasciare tutto nelle mani di chi ha scelto. Credo che stia alla base di tutti i Ted”.
La stessa sintonia si è avuta con Vito Margiotta.
“Entrambi volevamo portare il Ted a Lecce, ma non ci conoscevamo, io ero a Milano e lui in Cina. Il gancio tra di noi è stato Alessandro Delli Noci, assessore all’Innovazione, che ci ha messo in contatto. Ci siamo incontrati e ci siamo trovati subito”.
Nessuna esitazione nello scegliere il tema e nell’invitare i relatori?
“Abbiamo ragionato molto su cosa trattare e alla fine è venuto da solo. Volevamo trattare di qualcosa di attuale. L’ottimismo è una forma di lotta e di resistenza e quindi abbiamo cercato di raccontare il tema del coraggio a 360gradi. Nei relatori scelti, per quanto diversi tra loro, hanno nel loro percorso il momento in cui hanno dovuto fare una scelta diversa, coraggiosa. Per alcuni ho faticato ad averli sul palco, adesso sono ancora entusiasti di ciò che è stato. E tutti noi abbiamo ancora l’emozione di vedere il pubblico applaudire forte per i loro interventi. Abbiamo invitato anche eccellenze del territorio, il senso di organizzarlo a Lecce sta proprio nel guardare alle buone pratiche locali”.
Per chi ha partecipato, come sfruttare al meglio l’esperienza?
“Investire su se stessi. Riuscire a trovare la propria strada dimettersi in gioco, bisogna provarsi, reinventarsi, essere curiosi, mantenere i contatti, tirar fuori i sogni dal cassetto e cercare di realizzarli. Il coraggio è anche questo: se c’è un ostacolo provare a superarlo nel miglior modo possibile. Bisogna avere la speranza nel futuro e avere voglia di fare”.
Articolo pubblicato l’11 gennaio 2014 su salentoreview.com
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