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Per don Tonino c’è “l’alba del Papa” e una profezia avverata (esattamente 25 anni dopo). A Tricase il ricordo nella scuola col suo nome

«La maggior parte dei ragazzi di Tricase sa nuotare grazie a lui». Questo è il ricordo predominante in chi ha frequentato la parrocchia della Natività prima ancora che don Tonino Bello diventasse vescovo (la nomina risale al 10 agosto 1982). Con lui, i giovani di quegli anni erano soliti andare a mare e “misurarsi” con la sua innata competitività, messa in moto sempre al fine di coinvolgere, di integrare. Anche a Tricase (dov’è stato parroco dal gennaio 1979 al 1982, quando ricevette la consacrazione a vescovo), di lui si ricordano i sorrisi sempre accesi, le parole semplici, il suo prodigarsi verso la comunità, ma anche la Ritmo blu “tutta scassata” e il suo ciclomotore “Ciao” (fino al 27 maggio in mostra in parrocchia insieme ad altrui suoi cimeli). E le sue celebrazioni, sempre piene.  «Le sue omelie erano sempre diverse, ogni volta la chiesa era sempre piena, si dovevano aggiungere delle sedie oltre agli scanni. Don Tonino non rimaneva mai sull’altare, scendeva in mezzo ai fedeli e parlava della vita quotidiana con parole semplici. Era unico. Dopo di lui non ho mai visto la chiesa così gremita», ricorda Maria Grazia Sodero, oggi docente presso l’Istituto superiore di Tricase intitolato proprio al parroco nato nella vicina Alessano, il 18 marzo del 1935, e scomparso appena 58 anni dopo, il 20 aprile del 1993 a Molfetta, dov’era vescovo.

Gli attuali “prof” lo ricordano come docente «L’Istituto è dedicato alla figura indimenticabile di “Don Tonino Bello”, parroco della chiesa madre di Tricase e vescovo di Molfetta-Giovinazzo-Terlizzi e Ruvo di Puglia, profeta della cultura degli ultimi e della pace nel mondo», si legge sul sito della scuola. Tra i luoghi di don Tonino, l’Istituto professionale (già liceo classico) occupa un posto di rilievo per averlo avuto come docente. E molti dei professori o del personale impiegato attualmente lo ha pure avuto come “prof”. «Questa stanza – afferma la dirigente Anna Lena Manca mostrando il suo ufficio – era una delle classi in cui don Tonino insegnava. E quando il 28 aprile del 2009 l’istituto venne intitolato a lui, con una cerimonia presieduta da don Luigi Ciotti, l’emozione fu tangibile». Oggi nel piccolo “Giardino dei grandi” dell’istituto c’è un alberello di ulivo a ricordarlo.

La mano tesa verso i giovani Ma a Tricase c’è anche chi ricorda una piazza Pisanelli inaccessibile per la tanta gente presente al momento della sua consacrazione a vescovo e il silenzio assordante e colmo di emozione quando si stese a terra per baciare il pavimento. È ancora riecheggiano le sue parole: «Ringrazio Dio per il dono che mi ha concesso». «Come si può dimenticarlo! Lo ricordo come se fosse ieri. Io – è il commento di Silvana Zocco, ausiliaria dell’istituto – sono cresciuta con lui in piazza Pisanelli e mia sorella è stata sposata da lui. Per il matrimonio non ha voluto un centesimo». Che fosse aperto a tutti, senza preclusioni per nessuno, è opinione comune. Così come il fatto che fosse sempre pronto ad  accettare ogni tipo di collaborazione quando si trattava di tendere una mano verso i giovani e gli ultimi. «Erano i primi anni 80 quando anche a Tricase si diffuse l’uso delle droghe. Io – afferma il docente Rocco Panico – facevo parte di un’associazione laica, ma non si tirò indietro quando gli chiedemmo un aiuto. Anzi, ci consigliò e supportò nel nostro lavoro».

La passione per lo sport  Don Tonino è ricordato come docente anche ad Ugento, quando insegnava al seminario. «Stava sempre con noi, ci faceva giocare sempre a calcio o a pallavolo. Da Bologna – ricorda il docente Ippazio Caloro – portò l’amore per la pallavolo contribuendo in maniera decisiva alla diffusione di questo sport in paese». Per tutti, la beatificazione altro non è che una naturale evoluzione per uno che è stato “più che giusto”.

“L’alba del Papa” e la promessa mantenuta Ad Alessano per “l’alba del Papa”in questi giorni di preparazione all’arrivo del Papa, c’è chi si è recato al cimitero per sistemarlo, e chi non ha resistito a sbirciare nei luoghi in cui sarà accolto Bergoglio. Anche se non si nascondono le apprensioni. «Sono attese troppe persone: dovranno lasciare la macchina molto lontano e raggiungere a piedi il cimitero. Speriamo che Alessano “non collassi”», si lascia scappare uno dei vecchietti che gioca a carte al bar davanti alla Fondazione del paese. Già per la veglia della vigilia (con don Luigi Ciotti e don Salvatore Leopizzi) sono attesi in oltre un migliaio, tra scout e giovani delle parrocchie (che passeranno la notte in paese aspettando l’“alba del Papa”), tra canti e preghiere a partire dalle 22 nella piazza centrale dove si affaccia la collegiata del Santissimo. Lasciando il suo paese per l’ultima volta, il 15 febbraio del 1993 (pochi mesi prima della sua morte) don Tonino si congedò da amici e parenti ricordando a tutti che “in un modo o nell’altro” vi avrebbe fatto ritorno. Oggi sono in molti a ricordare la sua profezia: «Tra 25 anni sarò io a dare qualcosa ad Alessano e a Molfetta». E la promessa è stata mantenuta.

Ilaria Lia

Pubblicato su Piazzasalento il 17 aprile 2018

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