Attualità

L’Italia accanto alla Bosnia Erzegovina nel suo percorso di adesione alla UE

Subito dopo gli accordi di Dayton si è fatta concreta l’idea di accogliere nell’Unione Europea la Bosnia Erzegovina, così come le altre nazioni nei Balcani occidentali. Volontà ribadita negli anni durante i vari vertici mirati e regolata da precise strategie di adesione che l’istituzione europea ha individuato per integrare i paesi richiedenti, puntando sui risultati concreti da loro raggiunti. Sono passati molti anni ormai dal Consiglio Europeo di Salonicco (giugno 2003), che aveva solennemente proclamato il progetto dell’integrazione politica dei Balcani occidentali nella UE, ma l’obiettivo dell’allargamento è rimasto lontano.

L’affermazione decisa del premier Draghi: “L’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione Europea”, espressa alla Camera, davanti ai parlamentari riuniti in occasione del discorso del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha pienamente riproposto l’attualità del tema, che però impone tempi e modi poco negoziabili. Esempio ne è la stessa Bosnia Erzegovina che ha presentato la domanda di adesione nel febbraio 2016, ma che ancora è lontana dagli standard minimi richiesti. Dalla relazione della Commissione europea, riunita lo scorso 19 ottobre 2021, si legge che le riforme fondamentali per l’adesione non sono ancora state realizzate.
Ciononostante l’Italia è determinante nell’affiancare la Bosnia Erzegovina e nel sostenere il processo di adeguamento alle riforme, così come spiega l’Ambasciatore italiano a Sarajevo, Marco Di Ruzza, che dall’inizio del suo mandato, il 14 giugno 2021, si è posto due obiettivi principali: “contribuire all’ulteriore espansione dei già ottimi rapporti bilaterali, portando “tanta Italia” in BiH e sostenere il cammino europeo, in costante coordinamento con l’azione del Rappresentante Speciale dell’UE in BiH, Ambasciatore Johann Sattler”.

“In sede UE il nostro Paese è tra quelli che maggiormente si stanno impegnando a favore di una rivitalizzazione seria e credibile del processo di allargamento, nella convinzione che occorra dare un nuovo impulso politico alle prospettive di integrazione europea dei Balcani occidentali – afferma l’Ambasciatore -. L’Italia è qui molto apprezzata per la sua azione costruttiva ed inclusiva, pronta al dialogo con tutti gli attori più rilevanti”.


Tensioni interne in Bosnia Erzegovina e resistenze di alcuni membri della stessa Unione, rischiano però di allungare i tempi per l’adesione. “Ulteriori ritardi possono ingenerare sentimenti di sfiducia e disaffezione nei confronti dell’Unione Europea da parte delle popolazioni interessate, specie tra i più giovani, favorendo pericolose derive nazionaliste e ingressi nell’area di attori terzi -spiega Di Ruzza -. In questo senso l’Italia è a fianco della Bosnia-Erzegovina nel percorso di avvicinamento all’Unione Europea, che purtroppo procede a rilento complice anche la grave crisi politica-istituzionale che il Paese sta attraversando, probabilmente la più seria e preoccupante dagli Accordi di Dayton, a causa della quale le istituzioni centrali sono bloccate o comunque malfunzionanti. È fondamentale che il Paese acceleri sulla strada delle riforme in base alle Quattordici Priorità che la Commissione europea aveva indicato nel maggio 2019 perché la BiH possa conseguire lo status di Paese candidato (al momento è solo “potenziale candidato”). Sarebbe questo un traguardo molto importante, anche moralmente, capace di restituire al Paese slancio ed entusiasmo – e, ai giovani, migliori speranze per il futuro – ed è per questo che da parte italiana vi è piena volontà di appoggiare la BiH in tale direzione”.


Sembra più facile a dirsi che a farsi. “Il cammino è ancora lungo e difficile, ma una cosa mi fa ben sperare: pur in un contesto politico ancora conflittuale e divisivo, l’obiettivo dell’integrazione europea accomuna tutte le componenti del Paese, costituendone punto di convergenza. Tutte le personalità istituzionali con le quali mi sono sinora confrontato mi hanno rivelato una chiara percezione dell’importanza dell’ancoraggio europeo della Bosnia-Erzegovina, pur lamentando talvolta gli eccessivi rigori “burocratici” che Bruxelles avrebbe posto nell’individuazione delle condizioni di adesione, giudicate non pienamente rispondenti alle specificità politico-costituzionali della BiH – continua l’Ambasciatore -. Il futuro europeo del Paese deve dunque diventare il collante fondamentale per spingere i principali attori politici a rimettersi intorno a un tavolo – con senso di responsabilità e nell’interesse del Paese e dei suoi cittadini – e procedere senza indugio sulla strada delle riforme necessarie al raggiungimento degli standard europei”.


Su cosa si basa l’impegno dell’Italia? “In tale processo ha un ruolo assai attivo e profilato. Giusto un esempio, un progetto sul quale mi sono molto speso sin dall’inizio del mio mandato: la nostra Agenzia Anti-Corruzione (ANAC) ha avviato un ciclo strutturato di incontri di formazione ed aggiornamento verso il personale dell’Agenzia di BiH competente in materia di public procurement su vari punti tematici afferenti alla materia del contrasto alla corruzione negli appalti pubblici, con focus particolare sui conflitti di interesse. ANAC contribuirà anche alla revisione del Manuale operativo che l’omologa agenzia bosniaco-erzegovese predisporrà per aggiornare i concetti di riferimento e le metodologie di lavoro di tutti gli enti e le istituzioni del Paese coinvolti nel processo – spiega il diplomatico-. Nel quadro dell’iniziativa anche l’Ispettorato Generale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale svolgerà un incontro on-line con i dirigenti dell’Agenzia del Public Procurement per illustrare il sistema di trasparenza e di prevenzione della corruzione applicato dalla Farnesina e dalla rete degli Uffici all’estero. Questa azione di assistenza da parte italiana in tale delicato settore è cruciale: come denunciato anche da Trasparency International Bosnia-Erzegovina, la corruzione continua a costituire uno dei più drammatici problemi del Paese, in tutte le sue complesse stratificazioni politico-amministrative, concorrendo alla crescente sfiducia della popolazione verso le istituzioni ed i loro rappresentanti, alle difficoltà di crescita politica, civile ed economica e all’incalzante esodo giovanile. Non a caso il contrasto alla corruzione – anche attraverso la predisposizione di adeguati strumenti normativi, al momento ancora carenti – tocca in più punti l’agenda di riforme che la Commissione Europea ha richiesto alla Bosnia-Erzegovina, nel settore della “Rule of Law”, perché possa candidarsi all’adesione”.

“L’Italia – ha proseguito Di Ruzza – è anche Paese leader, insieme alla Germania, attraverso il Ministero dell’Interno, di un progetto finanziato dall’Unione Europea che intende elevare gli standard della magistratura e delle forze di polizia della Bosnia-Erzegovina, così come degli altri Paesi balcanici, proprio a sostegno del loro cammino europeo. Il progetto, come mi hanno confermato le Autorità italiane e bosniaco-erzegovesi che vi sono coinvolte, sta procedendo con buoni risultati. Abbiamo altresì la guida di un twinning nel settore fitosanitario, che anche in questo caso si prefigge di favorire l’adeguamento della normativa e delle pratiche osservate in BiH all’ordinamento dell’Unione”.

L’ambasciatore italiano in Bosnia Erzegovina, Marco Di Ruzza

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