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Casarano, silenzio e attesa nel reparto dove nascevano i bambini

Il reparto che più in assoluto recava gioia è ora silenzioso e vuoto. Nel nido, le cullette non servono più, sono accantonate in un angolo; le incubatrici dismesse, l’infermiera seduta dietro la scrivania, non ha più da fare. Nell’altra ala del reparto, le infermiere, l’ostetrica e il medico passano le ore in servizio seduti nella loro sala. Vivono ogni giorno con una spada di Damocle che pende sulla loro testa. All’improvviso un pianto squillante e ininterrotto riporta a ciò che si sentiva e viveva fino a poco tempo prima. “È Francesco, nato da poco – sorridono – è uno dei nostri ultimi bimbi qui”.
Il punto nascita è attivo da sempre; dall’inizio dell’anno 2017 sono nati 271 bimbi (cifre uguali a tutti gli altri ospedali, fanno notare i sanitari), ora ci sono solo tre pazienti. “Probabilmente il numero sarebbe stato più alto: molte donne pensavano che il reparto già fosse chiuso. È estenuante venire ogni giorno al lavoro sapendo che potrebbe essere l’ultimo. Nessuno ci informa, cerchiamo di capire le nostre sorti leggendo le notizie diffuse dai giornali – dicono –. Chiudere questo reparto è un trauma per le mamme che dovranno spostarsi negli altri ospedali, ma lo è anche per noi che non sappiamo dove verremo trasferite e questo comporta che le pazienti seguite dai nostri medici dovranno far nascere i propri bambini altrove, con altri dottori. È giusto?”. L’esempio è dato da una delle pazienti ancora qui, ritornata a Casarano perché si è sentita “bistrattata” in un altro ospedale. “Tutte le signore che sono state qui ci hanno sempre elogiato – continuano gli operatori del reparto – ma adesso vogliono screditare il nostro operato pur di giustificare la chiusura. Anche il caso di giorni fa è stato montato ad arte (il parto appena uscita dall’ospedale, ndr). Poi non si rendono conto che per le famiglie, la maggior parte in difficoltà economiche, spostarsi diventa davvero un problema”. Prima c’era il punto Utin (terapia intensiva neonatale) è stato chiuso, ora tocca al punto nascita che passerà a Gallipoli, ma lì: “non verranno incrementati i posti letto; la sala parto è in un altro piano rispetto al reparto; manca il centro trasfusionale e per una risonanza i bambini si devono accompagnare a Casarano. E i nostri rianimatori sono gli unici nella provincia di Lecce a sapere intubare i bambini, perché c’è il reparto di Chirurgia pediatrica”, sottolineano tutti.

L’ultima decisione del Tribunale amministrativo regionale rimanda la decisione sul ricorso presentato dal Comune al 20 febbraio del nuovo anno; intanto il piano andrà avanti, evidentemente, visto che i giudici amministrativi non hanno concesso la sospensione richiesta dagli amministratori casaranesi. Ne sono convinti anche qui, in quel che resta del reparto Ostetricia e ginecologia. “Anche se non sarà certo questa chiusura – concludono – a risollevare le casse della sanità pugliese”.

Ilaria Lia

Pubblicato su Piazzasalento il 5 ottobre 2017

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